L’esperienza di vita indipendente realizzata a Baia Salinedda, bene confiscato alla criminalità e restituito
alla collettività, rappresenta un importante laboratorio educativo e sociale. Il progetto coinvolge persone
con disabilità in percorsi di autonomia quotidiana — dalla gestione degli spazi alla cura di sé —
promuovendo competenze relazionali, responsabilità e partecipazione attiva. Si tratta di un modello
sperimentale che intreccia educazione, inclusione e territorio, restituendo valore al concetto di comunità
accogliente e solidale.
Ce ne parla Daniele Bono, pedagogista di ABC Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi), che ha
accompagnato e osservato da vicino il percorso, analizzandone i risultati e le potenzialità nel quadro più
ampio del “progetto di vita” e dell’autodeterminazione delle persone.

Una casa, un sogno condiviso — Baia Salinedda
A pochi passi dal mare limpido di San Teodoro sorge Baia Salinedda: una villa che non è nata solo per
essere ammirata, ma per essere vissuta. Quel luogo, un tempo simbolo di potere privato, è oggi restituito
alla comunità come spazio di speranza e progetto sociale.
ABC Sardegna l’ha ottenuta in assegnazione dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la
destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC), vincendo un
bando nazionale e restituendo così al territorio un bene confiscato. (abcsardegna.org)
La villa, inaugurata ufficialmente nel luglio 2024, è oggi un laboratorio permanente di futuro. Qui i ragazzi
possono vivere insieme, organizzarsi, prendere decisioni, affrontare la quotidianità, dalla spesa al
cucinare, accompagnati dagli operatori, ma protagonisti in prima persona.

Il senso dell’operazione è semplice e profondo: restituire valore a un bene materiale mentre si costruisce
valore umano. Baia Salinedda non è solo una struttura adeguata alle necessità fisiche, sale comuni,
camere accessibili, cucine, ma è un contesto pensato per mettere le persone al centro. Qui si sperimenta
la convivenza, si condivide la quotidianità e si prova, passo dopo passo, la responsabilità delle piccole
scelte che rendono possibile una vita autonoma.
L’obiettivo non è creare un’isola protetta, ma offrire uno spazio in cui provare la normalità della vita di
tutti i giorni: fare la spesa, cucinare, decidere un menù, gestire una serata fuori, affrontare insieme i
piccoli imprevisti. È uno spazio dove le competenze acquisite nei laboratori della sede trovano
applicazione reale e dove il supporto degli operatori si sposa con la centralità del protagonista, la
persona con disabilità stessa.

Le esperienze di ABC tra laboratori, residenziali e aspirazione di autonomia
La vita indipendente non è un privilegio, ma un diritto. Tutte le persone possono aspirare ad avere una
casa propria, a scegliere come vivere il proprio tempo, a decidere con chi condividere i propri giorni.
Anche per le persone con disabilità questo orizzonte deve essere possibile e concreto. È lo spirito che
anima la missione di ABC, che da oltre trent’anni lavora per mettere al centro la persona e costruire
insieme a lei il proprio “progetto di vita”: un percorso individuale, partecipato, fatto di scelte e di
opportunità.
In questo cammino, la Riforma sul Progetto di Vita (D.Lgs 62/2024) ha rafforzato un principio già caro
ad ABC: ogni individuo ha diritto a vivere pienamente, autodeterminarsi e sperimentare la propria
autonomia. Non si tratta solo di garantire servizi, ma di costruire esperienze reali che permettano di
crescere, provare, sbagliare, imparare.

Le piccole e grandi esperienze che fanno crescere

Non servono imprese straordinarie per imparare a vivere in autonomia. Si può partire, per esempio, dalla
lista della spesa. Entrare in un supermercato con i compagni e gli operatori, scegliere cosa comprare,
confrontarsi su cosa serve davvero, su quale marca prendere o su come dividere i costi: sono gesti che,
visti da fuori, sembrano semplici abitudini quotidiane. Ma dentro hanno molto di più: capacità di
pianificazione, responsabilità, e la gioia di contribuire a un bene comune.

Lo stesso accade quando i ragazzi si cimentano nella preparazione di un pranzo per più persone. Dietro il
cucinare ci sono scelte condivise, la necessità di rispettare tempi precisi, la divisione dei compiti e
l’attenzione ai dettagli. È un esercizio di organizzazione, ma anche una palestra di collaborazione, dove
ciascuno scopre che la propria parte è indispensabile per il risultato finale.
E poi ci sono i momenti apparentemente più leggeri, come un aperitivo in città. Per molti può sembrare
solo un’occasione di svago, ma per i ragazzi è un modo per stare nel mondo, confrontarsi con spazi
pubblici, ordinare da soli, pagare, relazionarsi con chi serve al tavolo. Sono piccoli passi verso una
sicurezza sociale che rafforza l’autostima e la consapevolezza di poter essere parte di una comunità.
Organizzare un’uscita, infine, è un banco di prova continuo. Decidere dove andare, come arrivarci, a che
ora partire. Cercare su Google Maps un percorso, stabilire un orario condiviso, adattarsi se qualcosa
cambia. In quei momenti si impara a mediare i desideri individuali con le esigenze del gruppo, a
rispettare i tempi degli altri, a sentirsi liberi ma anche responsabili.
Sono tutte tessere di un mosaico più grande: la costruzione di una vita indipendente. Ogni gesto, ogni
scelta, ogni piccola fatica diventa un passo in avanti. E la libertà, che per molti è scontata, qui si intreccia
con la responsabilità, diventando conquista quotidiana.

La valigia: tra attese, oggetti e desideri
Ogni esperienza non comincia il giorno della partenza, ma molto prima.
Nella sede dell’ABC Sardegna, i preparativi per Baia Salinedda non si sono limitati a scegliere i vestiti o a

scrivere una lista della spesa. “Abbiamo parlato di cosa significa partire”, racconta Daniele Bono,
pedagogista dell’associazione. “Cosa portiamo con noi? Cosa lasciamo a casa? Non solo gli oggetti utili,
ma anche le emozioni, le aspettative e le paure”.
È così che nei laboratori dell’Officina di vita indipendente, la “valigia” è diventata molto più di un
contenitore: un simbolo di crescita.Ogni ragazzo ha riempito la propria con elementi concreti, un cambio
di vestiti, il necessario per cucinare, ma anche con ciò che serve per affrontare l’imprevisto: fiducia,
collaborazione, curiosità.

Nei momenti di circle time organizzati nelle settimane precedenti alla partenza, si è riflettuto insieme su
cosa significhi davvero “essere pronti”.
Sotto la guida di Francesca Palmas, responsabile del Centro Studi ABC Italia, si è ragionato sul senso
profondo del “prepararsi”: non solo imparare a cucinare o rifare il letto, ma allenarsi alla libertà,
immaginarsi in un contesto nuovo e riconoscere le proprie risorse.
Durante questi incontri, il dialogo tra famiglie, operatori e partecipanti ha permesso di condividere
esperienze e prospettive, costruendo un linguaggio comune fatto di fiducia e collaborazione.
Le giornate formative condotte da Marco Pontis, autore e formatore Erickson, hanno poi dato struttura
pedagogica al percorso, mettendo in luce la connessione tra apprendimento pratico e consapevolezza
personale.
Così, la valigia preparata prima della partenza è diventata simbolo di un viaggio più ampio, quello verso
l’autonomia e la piena partecipazione alla vita.

“Ogni ragazzo ha portato qualcosa di sé, dice Riccardo, e noi operatori abbiamo imparato a riconoscere e
valorizzare quei dettagli che raccontano chi sono. Una maglietta scelta da soli, una ricetta preferita, un
piccolo oggetto che li fa sentire a casa… tutto questo è parte della loro autonomia.”
Quella valigia, chiusa con cura il giorno della partenza, non conteneva solo vestiti. Dentro c’era la voglia di
mettersi alla prova, la curiosità per ciò che sarebbe accaduto e la consapevolezza che la vita indipendente
non si improvvisa: si prepara, passo dopo passo.

Esperienze a Baia Salinedda
Tutte queste piccole conquiste trovano una loro massima espressione durante le esperienze di vita
indipendente organizzate da ABC Sardegna nella casa di Baia Salinedda, a San Teodoro.
È qui che i gruppi di ragazzi, accompagnati dagli operatori, trascorrono alcuni giorni vivendo insieme, tra
attività quotidiane e momenti di relax. Si tratta di esperienze semplici, ma dense di significato: preparare
la spesa, cucinare, tenere in ordine gli spazi comuni, gestire il tempo e le uscite. Ogni gesto diventa
esercizio di autonomia e di collaborazione.
«La doccia del bagno accessibile era comodissima, racconta Luca. Il letto era comodo e mi sono trovato
bene con i miei amici. Abbiamo cucinato da soli, siamo andati a fare la spesa e abbiamo deciso insieme
cosa fare: il mare, il bar, la pizzeria. Mi è piaciuto dormire fuori casa e preparare i pasti insieme». Poi
aggiunge con un sorriso: «Lavare e pulire mi sono piaciute, ma erano molto stancanti».

Christian racconta la sua esperienza con entusiasmo e lucidità: «Abbiamo fatto molto: la spesa, il mare…
è stata un’esperienza libera». Ogni dettaglio per lui ha avuto un peso: «Di sera facevamo i conti e il diario
della giornata. È la prima volta che ho dormito fuori di casa con Giancarlo». E ancora: «I mercatini mi sono
piaciuti molto, c’erano un sacco di cose. Anche andare in pizzeria è stato bello». Non sono mancate le
fatiche: «Al mare c’era troppa gente e non c’era spazio per le nostre cose. E disfare i bagagli all’inizio non
mi è piaciuto, ero preoccupato. Poi però mi sono rassicurato perché Giancarlo mi ha aiutato a rifarli per il
rientro».

Per Davide, l’autonomia passa attraverso i gesti quotidiani:
«Mi è piaciuto scegliere il menù e cucinare. Ho imparato a pulire il bagno, anche se non benissimo. E ho
legato molto con i miei amici: ora siamo più uniti».

E ancora, Giuseppe e Maria raccontano con semplicità la loro soddisfazione:
«Sono felice di aver imparato a usare gli attrezzi da cucina, dice Giuseppe. È bello fare da sé e sentirmi
capace».
«A me è piaciuto tagliare i tramezzini e mettere in funzione la lavastoviglie, aggiunge Maria. Mi sentivo
utile».

Gli operatori hanno osservato i progressi con attenzione e impressione
«L’esperienza è stata molto positiva, racconta Carlo. Luca si è divertito tanto, era felice di vivere con i suoi
amici. Hanno scelto insieme le attività e si sono aiutati a vicenda. L’elemento più significativo è stata la
sintonia: durante tutto il weekend non c’è stato neanche un momento di tensione».
In quelle giornate fatte di mare, risate e piccole responsabilità, la libertà diventa una conquista
quotidiana.
E Baia Salinedda, più che una casa, è un laboratorio di umanità: il luogo dove si cresce insieme, passo
dopo passo, verso una vita davvero indipendente.

Una comunità che cresce
Le esperienze di vita indipendente non riguardano solo i ragazzi, ma coinvolgono anche le famiglie, gli
operatori e la comunità tutta.
In ogni uscita, in ogni laboratorio, si impara a “andare slow”: a rispettare i tempi reciproci, a riconoscere le
proprie fatiche, a valorizzare i piccoli traguardi di ciascuno.
«Non sono solo i ragazzi a imparare, racconta Daniele Bono, ma anche noi operatori, che scopriamo il
valore della pazienza, della condivisione e del lasciarsi sorprendere. Ogni esperienza ci restituisce la
misura dell’essenziale: ciò che conta non è fare tutto, ma fare insieme».
Accanto ai ragazzi ci sono sempre le famiglie, che imparano a fidarsi, a lasciare spazio, a guardare i propri
figli con occhi nuovi.
E intorno a loro c’è una rete di operatori, educatori, volontari e cittadini che crede nel diritto di ogni
persona di scegliere, sperimentare, vivere.

 

 

 

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